TERRITORIO: la storia e le coordinate geografiche del territorio flegreo.
Il territorio flegreo è un’area vulcanica limitata a Sud dal golfo di Pozzuoli e da Capo Miseno, e a Nord dalla piana e dal canale di Quarto. Esso comprende i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto e di alcune frazioni di Napoli, ma anche le isole di Ischia, Procida e Vivara dette, appunto, flegree.
L’aggettivo flegreo è di origine greca (φλεγραϊος significa “ardente”) e compare nelle fonti antiche, indicando in alcuni casi un’area di estensione simile a quella moderna, in altri il territorio compreso tra il Vesuvio e il Volturno, controllato in età greca da Cuma. Nonostante l’intensa e diffusa attività vulcanica che la rendeva ostica e in gran parte invivibile, già in epoca preistorica e protostorica fu abitata da una popolazione tribale che viveva sostanzialmente di caccia e di piccola agricoltura. Al popolo greco, che fondò Cuma intorno all’VIII sec. a.C., si deve il primo insediamento stabile e organizzato. Di tale passato resta testimonianza nelle evidenze archeologiche disseminate sul territorio, tra cui spicca l’Antro della Sibilla, citato nel terzo libro dell’Eneide.
L’estendersi del dominio romano, a partire dal II secolo d.C., determinò la nascita di altre città, come Pozzuoli, Baia e Bacoli. Denominata la “piccola Roma”, Pozzuoli, grazie al suo porto, divenne la città più cosmopolita e frequentata del mediterraneo, rendendo l’area flegrea meta irrinunciabile dell’élite romana sia in epoca repubblicana che imperiale. Testimoniano la presenza romana sul territorio puteolano i resti dell’Anfiteatro Flavio, un eccezionale esempio di architettura romana di età repubblicana (terzo per grandezza, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua), e il Macellum, o Tempio di Serapide, cioè il grande mercato alimentare, risalente all’età flavio-traianea.
Percorrendo la mappa dei campi flegrei verso sud, ci si imbatte in altre due località: Baia e Bacoli.
La prima fu frequentata da personaggi piuttosto noti della Roma antica, come Pompeo, Giulio Cesare, Nerone e Adriano e da molta parte dell’aristocrazia romana che qui costruì sontuose ville. Dal punto di vista archeologico, Baia vanta testimonianze di rilievo: il Tempio di Diana e il Tempio di Venere, due dei più importanti edifici facenti parte del Parco termale, e il Parco Sommerso, complesso archeologico situato a sette metri sotto il livello del mare, testimonianza del fenomeno di bradisismo che ha da sempre interessato il territorio.
A sud-est di Baia sorge l’odierna Bacoli identificata con l’antica Bauli. Secondo la leggenda, la città fu attraversata da Ercole durante lo svolgimento delle sua decima fatica relativa al ratto dei buoi di Gerione. Anche Bacoli è caratterizzata dalla presenza di siti archeologici importanti, come le Cento Camerelle, un sistema di cisterne che doveva approvvigionare una villa sovrastante, dotata di giochi d’acqua, ninfei e peschiere, e la Tomba di Agrippina che fu fatta assassinare da suo figlio, l’imperatore Nerone, nel 59 d.C.
Inoltrandosi ancora più a sud, l’ultima località dell’area flegrea è Capo Miseno, il cui nome sarebbe da ricondurre al trombettiere Miseno che accompagnò Enea nel suo viaggio verso le sponde italiane. Anche Miseno costituisce un luogo di grande interesse per le sue ricchezze archeologiche: la Piscina Mirabile, il punto finale dell’acquedotto fatto costruire da Augusto e definita Mirabilis per le sue imponenti dimensioni che la fanno sembrare una cattedrale sotterranea, il Sacello degli Augustali, monumento di epoca giulio-claudia e destinato al culto dell’imperatore Augusto, e il Teatro Romano, risalente al II secolo d.C.